Politica

Sul “rimpasto” riflessione di Con Novoli

“Rimpasto di giunta” espressione decisamente brutta,utilizzata con riferimento alla prerogativa esercitata dal sindaco qualora ritenesse utile per qualche motivo redistribuire le deleghe assessorili.

Per lo più è un aggiustamento che si esercita quando viene meno il rapporto di fiducia tra il sindaco ed uno o più assessori. Nella realtà novolese non si tratta di questo, visto che il sindaco mantiene gli stessi assessori. Né si può immaginare che il rimpasto sia stato finalizzato ad unmiglioramento delle competenze specifiche, visto che il sindaco avoca a sé anche la delega ai lavori pubblici, non si sa con quali competenze. Non è nostro interesse entrare nelle dinamiche dello scontro ma, a meno che non abbiamo mal interpretato le dichiarazioni ufficiali del sindaco, lo stesso sembrerebbe lasciare intendere che, ad oggi, nulla è cambiato e che non ci sarà discontinuità nel governo della città.

Le dichiarazioni della Presidente del Consiglio Comunale e dell’assessora Spedicato, non sembrano però essere in linea con quanto dichiarato dal sindaco, e sono di tutt’altro tenore. Una presa di coscienza? Sarebbe auspicabile, ma purtroppo sappiamo che non è così. Si evidenziano dunquele gravi discrasie di una compagine quanto mai frammentata, e mentre si paga drammaticamente il prezzo per tenere insieme le varie anime di questa giunta, la città continua a soffrire senza avere alcun riscontro rispetto a quanto promesso in campagna elettorale.

Lavoro, sviluppo, politiche sociali, tutte questioni che vengono tenute sotto traccia perché ancora senza risposte. Non capiamo quali siano i reali obiettivi dello pseudo rimpasto, l’instabilità dell’amministrazione rimane ed è evidente.

È indubbio che l’attuale maggioranza esce più debole e divisa da questo “mini rimpasto”, una manovra che prelude al caos tra pressioni politiche, pugnalate alle spalle, inadeguatezza e “tradimento dell’amicizia”. Il sindaco dovrebbe spiegare quali sono gli assessori che con le nuove deleghe potranno garantire una nuova efficienza,perché a questo punto ci preoccupa anche la possibilità che alcune delle deleghe più importanti per tracciare il futuro della città siano soggette a manovre poco chiare. Il sindaco, pensando di rafforzarsi, ha confermato i tre assessori fedelissimi, ma, in considerazione della totale incertezza, ha avocato a sé, pur non avendone le giuste competenze, la delega più ambita, quella dei lavori pubblici e quella spinosissima alla cultura, sinora mal gestita tra quotidiani mal di pancia ed evidenti conflittualità. Questi avvicendamenti sono il tratto distintivo di una compagine che a metà del proprio mandato non è ancora in grado di dare una amministrazione vera alla città. Solo incapacità, incompetenza, opportunismo e tanto cinismo potevano produrre un simile capolavoro. Questo “tagliando” non ha fatto altro che acuire i problemi all’interno dell’attuale maggioranza, con l’ex titolare alla cultura che appare un pugile stordito, relegato all’angolo, che a stento nasconde la delusione e l’amarezza per la sua estromissione.

Potremmo dire che la frittata è fatta.

Più che una “fase 2”, l’attuale cambio di guardia suona di sconfitta, conferma una crisi facilmente riscontrabile nella paralisi in cui versa il paese. È l’ammissione dell’assenza di una visione strategica. E così l’azione politico amministrativa dell’attuale maggioranza si allontana sempre più dal paese reale, in tutto questo caos brilla solo la totale mancanza di responsabilità nei confronti dei cittadini, che“urta” e non poco.

Non si può mascherare un chiaro malessere con un improbabile rinnovamento. Il sindaco ci deve dire cosa veramente c’è dietro questa farsa del “rimpasto di giunta”. Cosa non è andato nel lavoro degli assessori? Perché parla solo di ridistribuzione delle deleghe e non enumera invece le “nuove” priorità della giunta? A chi vanno attribuiti i danni finora prodotti. Vogliamo sapere di lavoro, di come s’intende affrontare la crisi, dei tagli, dei finanziamentiperduti, del perché dei progetti bocciati, e di quelli mai presentati, dei ”bandi bucati” del completamento delle opere, delle ristrutturazioni ecc.

Non ci serve la solita minestra riscaldata. Basta con le pagliacciate.

Comunicato Stampa