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Tre nuovi appuntamenti per Teatri a Sud di Astràgali Teatro a Lecce e San Cesario di Lecce

Dal 24 al 26 maggio tra Lecce e San Cesario di Lecce proseguono gli appuntamenti del progetto “Teatri a Sud“, ideato e promosso da Astràgali Teatro con il sostegno di Ministero della CulturaRegione Puglia Comune di San Cesario di Lecce.

Mercoledì 24 maggio (ore 19 | ingresso libero | info e prenotazioni 3892105991 – teatro@astragali.org) la sala di Astràgali Teatro a Lecce ospita la presentazione del nuovo numero della rivista annuale “Mantichora. Italian Journal of Performance Studies” a cura di Dario Tomasello (Edizioni Museo Pasqualino) sul tema “La dodicesima notte“. «C’è in Etiopia un animale chiamato Mantichora, il quale ha tre ordini di denti connessi come quelli di un pettine, faccia e orecchie d’uomo, occhi azzurri, corpo cremisi di leone, e coda terminante in aculeo come di scorpione. Corre con una somma rapidità ed è amantissimo della carne umana; la sua voce è come un concerto di flauto e tromba», annuncia Borges, citando Plinio, nel Manuale di Zoologia Fantastica. «Immaginando una chimera adeguata al sogno di un progetto scientifico ibrido e multiforme, quale altra silhouette avrebbe potuto stagliarsi all’orizzonte se non la prodigiosa creatura?», sottolinea Dario Tomasello. «L’idea di una rivista dedicata agli studi sulla performatività delle arti si colloca nel solco di un rinnovato approccio metodologico che tenga conto del carattere “aperto” e reticolare della cultura contemporanea». Interverranno Katia Trifirò, docente di Discipline dello spettacolo dell’Università di Messina, e Fabio Tolledi, direttore artistico e regista di Astràgali Teatro, presidente del Centro Italiano e vicepresidente per l’Europa della rete mondiale dell’International Theatre Institute dell’Unesco.

Giovedì 25 maggio (ore 19 | ingresso libero | info e prenotazioni 3892105991 – teatro@astragali.org) sempre ad Astràgali Teatro sarà presentato il libro Cronicario di Dario Tomasello (Marsilio), coordinatore del Corso di laurea triennale DAMS dell’Università di Messina. Cronicario rimanda all’idea di un sanatorio disperante, di un’insanità inguaribile e irredimibile. In questa atmosfera estenuata, S. è protagonista e voce narrante di una catabasi, di un viaggio picaresco che si svolge a Giadida, città solare e inquietante, affacciata su un angusto braccio di mare. Giadida in arabo significa “nuova”, perché il passato non sembra avere diritto di cittadinanza a queste latitudini. Un coro di personaggi grotteschi scandisce le fasi dello spostamento nello spazio e nel tempo di questo flâneur postmoderno: personaggi che forse attentano alla sua vita, o più probabilmente alla loro, e agli ultimi residui di una qualche plausibile umanità. Nel frattempo, qualcuno – che ha visto troppo – scompare misteriosamente nello specchietto retrovisore di un’automobile; una torma di individui disperati, a frotte, invade gli spazi metropolitani, sbucando dal nulla. Uniche vie di fuga dall’orrore: un amico di infanzia mutaforma (spesso appare nelle vesti di un gatto persiano); l’ape regina, spettro materno e severo, e una ragazzina che riporta il passato nel presente. Sospeso tra riferimenti a numi quali Stefano D’Arrigo e Jolanda Insana e una struttura ritmica che spesso allude all’hip hop, Cronicario ripropone la forma poema, giacché quell’abisso che è lo Stretto pretende un registro vertiginoso e molteplice. Letture a cura di Dario Tomasello – che dialogherà con Katia Trifirò e Fabio Tolledi – e delle attrici di Astràgali Teatro Roberta Quarta e Simonetta Rotundo.

Venerdì 26 maggio (ore 20:30 – ingresso 5 euro – info e prenotazioni 3892105991 – teatro@astragali.org) alla Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce la Compagnia Hellequin di Pordenone propone “Immigrant song 2.0″ con Lucia Zaghet per la regia di Ferruccio Merisi, una produzione  in ricordo di Thomas Sankara di Scuola Sperimentale dell’Attore e L’Arlecchino Errante. Perché un leader politico preoccupato dei destini del suo popolo ribattezza la sua terra “Il Paese degli Uomini Degni”? Che cos’è la dignità, come la si conserva in condizioni di svantaggio? Come la si difende senza rinunciare a difendere una giustizia ulteriore, che prevede il rispetto delle difese e delle giustizie altrui? Come si può riuscire a non abbandonare la propria terra, risollevandola dalla desolazione in cui secoli di violento ladrocinio l’hanno lasciata? Alla fine dello spettacolo, risuonano le note di “Immigrant Song”, il famosissimo brano dei Led Zeppelin dedicato alla conquista dell’occidente da parte dei Vichinghi. Finora nessun gruppo in armi con ottime navi è arrivato nel nostro occidente di oggi. Le condizioni sono molto diverse… Anche se la fame di buona terra, di gloria e d’oro potrebbe diventare la stessa. Per sfuggire a questa prospettiva, c’è forse un Paese degli Uomini Degni da costruire, per ognuno di noi, a cominciare da casa propria… E, perché no, c’è qualche eroe profetico da far rivivere. Un Pulcinella cantastorie ci regala, con il suo mandolino, una favola di Josè Saramago sulla fine del mondo, ed evoca, in questa cornice, la presenza di un migrante sfortunato, che a sua volta chiama sulla scena la figura di Thomas Sankara, il carismatico leader rivoluzionario del Burkina Faso “eliminato” nel 1987. La storia si rivela man mano, mentre lo spettatore viene affascinato dall’intrigante intreccio di parole e gesti. E tra le ombre del detto e del danzato danno segno di sé diversi fantasmi coprotagonisti della vicenda: il colonialismo e la regola onnipresente del mercato, le fughe migranti dalle prigioni dell’impossibilità assoluta, il futuro come gioco d’azzardo con la Storia. Lo spettacolo testimonia anche di una ricerca meticcia sui linguaggi d’attore; una specificità della compagnia, che cerca di attingere, senza pregiudizi ma nemmeno senza superficiali pluralismi alle eccellenze di ogni cultura.