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Pane, mai così ‘salato’: aumento di un ulteriore 14% a causa degli alti costi per l’energia

Mai così ‘salato’ il pane con l’aumento di un ulteriore 14% dei prezzi a causa degli alti costi per l’energia, mentre dal grano al pane i prezzi aumentano anche 12 volte a causa di speculazioni e distorsioni all’interno delle filiere che impoveriscono le tasche dei cittadini e danneggiano gli agricoltori, strozzati dai rincari record di energia, mangimi e fertilizzanti e prezzi del grano in caduta libera. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, con un chilo di grano tenero che viene pagato agli agricoltori intorno ai 40 centesimi al chilogrammo e serve per produrre un chilo di pane che viene venduto ai consumatori – dice Coldiretti Puglia – a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città, secondo Coldiretti, con  l’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale pari a circa il 10% in media.

Tra i prodotti che hanno subito maggiori incrementi di prezzo nel carrello della spesa ci sono proprio – sottolinea la Coldiretti Puglia – alimenti la cui disponibilità dipende direttamente o indirettamente dalle importazioni dall’estero ed in particolare dall’Ucraina, come il pane e la pasta fatte con grano tenero e grano duro. L’Italia è dipendente dalle importazioni straniere per il 64% del frumento tenero che serve per pane, biscotti, dolci e del 47% del granturco per l’alimentazione delle stalle, proprio nel momento in cui nelle campagne italiane si registrano speculazioni sul prezzo del grano con forti e ingiustificati cali dei compensi riconosciuti agli agricoltori, secondo l’analisi Coldiretti rispetto all’andamento delle Borse Merci.

L’impennata dell’inflazione che peserà sul carrello dei pugliesi di oltre 420.000 milioni di euro soltanto per la spesa alimentare, mentre nei campi i compensi sono ormai scesi sotto i costi di produzione, costringendo molte imprese a lavorare in perdita. Il risultato è che, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea, per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi. Il pane è uno degli esempi più significativi.

L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni, afferma Coldiretti nel sottolineare l’importanza di intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro.

Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali ma – conclude Coldiretti – serve anche investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.