Territorio

MIGRANTI: NOTA DEL RETTORE FABIO POLLICE

«La già grave situazione dei migranti in Bosnia, sulla “rotta balcanica”, è divenuta un dramma umanitario dal Natale scorso, con la dismissione e poi l’incendio del campo profughi di Lipa, al confine con la Croazia, e dunque con l’Unione Europea. La situazione di questi uomini, donne e bambini provenienti dall’Afghanistan, dalla Siria, dal Pakistan e altri – circa un migliaio sugli 8mila che l’OIM stima presenti nella sola Bosnia Erzegovina – è divenuta ormai insostenibile. E non si può continuare a ignorare anche questa tragedia che si consuma vicino, al di là dell’Adriatico. A temperature sotto lo zero moltissimi profughi non hanno alcun riparo, vivono all’addiaccio, in pessime condizioni igieniche e sanitarie, senza acqua corrente e con l’aggravante della pandemia. La Caritas e altre ONG da tempo denunciano tali seri problemi ma sono concretamente lì presenti per lenire, come possono, le pene di questi nostri sfortunati fratelli e sorelle. I governi e le istituzioni europee si sono limitati a finanziare la Bosnia Erzegovina affinché contenesse il flusso dei migranti ospitandoli in strutture assolutamente inidonee. E comunque, intanto e talvolta da anni, fuori dall’Unione Europea. Le procedure per il riconoscimento del beneficio del diritto d’asilo languono e sono lentissime, mentre freddo, angosce, malattie fisiche e psichiche non aspettano di certo. L’Università del Salento, che ha posto come asse strategico delle proprie attività istituzionali la “sostenibilità” – non solo ecologica ma anche umana e sociale – e che ha una naturale vocazione a seguire con particolare interesse, empatia e partecipazione il contesto e i problemi dell’area adriatica e della vicina regione balcanica, non può non far sentire la propria voce unendola a quella di quanti, uomini e donne, associazioni e istituzioni locali chiedono da subito l’apertura di corridoi umanitari per salvare queste vite umane in grande pericolo, e auspicano un radicale ripensamento delle politiche italiane ed europee di accoglienza dei migranti e dei profughi. Invitiamo pertanto il nostro mondo accademico, le comunità locali, le istituzioni amministrative del territorio interprovinciale a non “voltarsi da un’altra parte”, e a prendere posizioni e indirizzi politico-culturali in difesa di questa umanità dolente nonché, in definitiva, della nostra stessa civiltà etico-giuridica».